Uno dei più importanti autori-registi internazionali scava nel mito di Cassandra usando due canoni opposti, l’apollineo e il dionisiaco. Risultato: una figura contemporanea che afferma di poter prevedere le disgrazie future, mentre il suo psicanalista cerca di smontare ogni sua certezza … Chi avrà ragione? La soluzione non può che essere un delirio, un gioco d’attori in cui l’ordine tra causa ed effetto è follemente invertito. La tragedia, intesa come linea retta verso la distruzione, diventa qui chiave per accedere al presente, esplorando una realtà complessa e non lineare. Cassandra, condannata a prevedere catastrofi senza essere creduta, irradia bellezza: amministra tempo e spazio in modo consapevole, sfuggendo a idee preconcette e mostrando ciò che non può essere compreso, verbalizzato o previsto.
Il numero 17 del titolo è metafora di molte cose: di disgrazia, “talento” di Cassandra e superstizione popolare, ma anche sviluppo di diciassette movimenti scenici che procedono dal futuro al passato e, ancora, è il numero dei soldati achei nascosti nel ventre del cavallo per espugnare la città di Troia. In scena, il mitico cavallo è un enorme scultura rossa, segno di uno sviluppo giocoso e stravagante. Il testo si divide in due tempi opposti: il primo è “apollineo”, dal titolo L’oracolo invertito, mentre il secondo, “dionisiaco”, ha per titolo Diciassette cavallini (definito da Spregelburd un “incubo surrealista”) e mescola gli stessi elementi mitici della prima parte ma all’interno di un clima di puro caos, un delirio performativo generato dal dio Dioniso, dove sono coinvolti contemporaneamente più personaggi strampalati, mentre una voce fuori campo continua a parlare, a raccontare storie.
Abbiamo un bisogno viscerale, proteico, che ci continuino a raccontare storie. Storie che “riferiscono”, che “sostituiscono” il mondo. E ogni volta che il mondo ci riesce, esplode e si manifesta [..] il teatro, la finzione diventano meccanismo per guardare e tentare di comprendere la realtà in cui siamo immersi. La vita. Rafael Spregelburd
Produzione
Fondazione Teatro Due
Traduzione
Manuela Cherubini
Regia
Rafael Spregelburd
Interpreti
Alberto Astorri, Valentina Banci, Laura Cleri, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Pavel Zelinskiy
Musiche
Alessandro Nidi
Scene
Alberto Favretto
Costumi
Giada Masi
Luci
Luca Bronzo
Assistente alla regia
Francesco Lanfranchi