Viviamo, direbbe il filosofo Byung-Chul Han, nella società della “levigatezza” che vuole eliminare i difetti, i segni del tempo: è l’epoca dei filtri che cancellano le cicatrici, di photoshop che impone uno standard di bellezza che dovrebbe render tutti più accettabili agli occhi degli altri. In risposta a una simile tendenza, la compagnia Motus continua a sviluppare il proprio progetto artistico (ormai più che trentennale) interrogandosi/ci sull’alterità, sulla diversità, sulla non conformità. Sceglie stavolta, come materiale di ricerca, il capolavoro di Mary Shelley, Frankenstein, per creare uno spettacolo “assemblato” come la misteriosa creatura letteraria, un Frankenstein esso stesso.
La “creatura” (e per altri versi il suo creatore) pensata da Mary Shelley è fissata e “ridotta” nell’immaginario collettivo a emblema del mostro. Eppure, quest’essere composito è, in fondo, qualcuno che si scopre drasticamente solo, non conforme, non amato, inascoltato. Il progetto ideato da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande incrocia il mito letterario alle istanze quantomai brucianti su cui siamo chiamati quotidianamente a riflettere, rinnovando il potere della letteratura di raccontare la realtà di ogni tempo e la forza dirompente del teatro di farsi specchio del contemporaneo.
Dentro, in mezzo, c’è la follia, la forza creatrice della vita e il suo identico e opposto potere (auto)distruttivo. E c’è l’amore, in questa inattesa love story, l’amore nei confronti del diverso, del ferito, perché possa scoprirsi libero e non più solo. Come ha scritto la critica Anna Bandettini su Repubblica, fin dagli esordi «i Motus hanno continuato a sfidare la coscienza e i pregiudizi del proprio pubblico sui temi della diversità e dell’identità con spettacoli immaginosi e radicali». E questo Frankenstein è una nuova, potente “creatura”.
L'8 e 9 novembre A history of hate è preceduto da A love story.
Produzione
Motus, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Snaporazverein (CH) e Romaeuropa Festival
Residenze artistiche ospitate da AMAT, Sardegna Teatro e IRA institute
Drammaturgia
Daniela Nicolò
Ideazione e regia
Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
Interpreti
Tomiwa Sanson Segun Aina, Yuan Hu, Enrico Casagrande
In video
Silvia Calderoni e Alexia sarantopoulou
Scena e costumi
Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
Musiche
Demetrio Cecchitelli
Disegno luci e video
Simona Gallo e Theo Longuemare
Ambienti sonori
Enrico Casagrande
Fonica
Martina Ciavatta
Video
Vladimir Bertozzi