Concerto recitato, spettacolo cantato, molte volte chiacchierato soprattutto scanzonato. Questo il lungo sottotitolo - o forse solo una curiosa avvertenza o modalità d’uso - per “L’ultimo arrivato”, opera sospesa tra musica e teatro. Il lavoro, quasi un “teatrocanzone” che non sarebbe certo dispiaciuto al grande Giorgio Gaber, nasce dalla complicità di due attori eclettici come Pier Luigi Pasino e Paolo Li Volsi, entrambi di robusta scuola teatrale ma pronti ad imbracciare gli strumenti e mutarsi, con un solo accordo, in cantautori dalla cifra ironica ma al tempo stesso dolente. Ecco, dunque, il fertile terreno da cui fiorisce questo spettacolo.
Per spiegare il senso del titolo, i due interpreti svelano: «Gli ultimi saranno i primi? Non lo sappiamo, di certo poche volte nella vita ci siamo sentiti “Primi”. Abbiamo più che altro dovuto ingegnarci per trasformare le sfighe e non sentirci “Ultimi”. Forse abbiamo imparato che c’è un altro modo di guardare il mondo». Ed è un mondo creativo, divertente, pieno di infinite possibilità, che si riverbera in un concerto unplugged a due chitarre e due voci; la narrazione delle canzoni – alcune edite altre non ancora – del repertorio di cantautorato di Pier Luigi Pasino, si lega a racconti teatrali, a volte autobiografici altre inventati.
«Partendo dalla condizione dell’ultimo arrivato – concludono gli autori e interpreti – si parla di tutto. Di adolescenza, età adulta, dolori, perdite, morte e rinascita, in una “scaletta” in cui diamo voce a una schiera infinita di personaggi, muovendoci tra il cabaret, la commedia dell’arte e la stand-up comedy. Ma sempre in dialogo stretto con il pubblico». Attraversando stili e generi, insomma, questo inedito concerto si muta in racconto, in raffinato teatro.
Interpreti
Pier Luigi Pasino e Paolo Li Volsi