Sembra davvero una prigione, quella che costringe la famiglia Tyrone, una “famigliaccia” – così la definisce il regista e protagonista Gabriele Lavia: è ben visibile una inferriata che sembra non lasciare scampo. Ed è quello che deve aver provato l’autore, Eugene O’Neill che in Lungo viaggio verso la notte, firma un ritratto impietoso e senza indulgenze della sua famiglia. Il padre, attore in declino, la madre fanatica religiosa e morfinomane, un fratello alcolizzato e lui, il protagonista, già gravemente malato…
Scritto nel 1942 ma rappresentato solo alla morte dell’autore (per specifica richiesta dello stesso O’Neill), questo testo è un implacabile affondo nelle dinamiche familiari distruttive, nella anaffettività, nelle violenze espresse o sottaciute. In questa scena-prigione, disegnata da Alessandro Camera, si muovono i protagonisti, dando corpo e voce a questi fantasmi del passato, personaggi tratteggiati con spietata lucidità, quasi senza speranza. Terreno di indagine privilegiata per un regista e interprete sensibile come Gabriele Lavia.
Scrive Lavia: «Quella casa è, in fondo, proprio la casa di O’Neill: e qui sta il cammino tortuoso di una possibile messa-in-scena-viaggio di quest’opera, davvero amara, scritta da un uomo ormai vicino alla morte, per fare un “viaggio all’indietro” nella sua vita. Un viaggio impietoso dentro l’amarezza di un fallimento senza riscatto. Le vite degli uomini sono fatte di tenerezza e violenza. Di Amore e disprezzo. Comprensione e rigetto. Di famiglia e della sua rovina». Vittime e carnefici si massacrano con parole dure come pietre. Nella stagione genovese, che vuole omaggiare il genio drammaturgico di Eugene O’Neill, aprendosi con un altro capolavoro quale Il Lutto si addice ad Elettra, questo Lungo viaggio si avvale della presenza scenica di Federica Di Martino, Jacopo Venturiero, Ian Gualdani e Beatrice Ceccherini.
Produzione
Effimera, Fondazione Teatro della Toscana
Traduzione
Bruno Fonzi
Adattamento
Chiara De Marchi
Regia
Gabriele Lavia
Interpreti
Gabriele Lavia e Federica Di Martino
e con Jacopo Venturiero, Ian Gualdani, Beatrice Ceccherini
Scene
Alessandro Camera
Costumi
Andrea Viotti
Musiche
Andrea Nicolini
Luci
Giuseppe Filipponio
Suono
Riccardo Benassi